Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato il disegno di legge sul legittimo impedimento del presidente del Consiglio e dei singoli ministri a comparire in processo. Il discusso provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato il 10 marzo scorso, entra in vigore a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
"Apprezzabile interesse al sereno svolgimento di rilevanti funzioni istituzionali" - A quanto si apprende in ambienti del Quirinale, a proposito della promulga, dopo approfondito esame, della legge recante "disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza", punto di riferimento del Presidente della Repubblica è rimasto il riconoscimento - già contenuto nella sentenza della Corte costituzionale n. 24 del 2004 - dell'"apprezzabile interesse" ad assicurare "il sereno svolgimento di rilevanti funzioni" istituzionali, interesse "che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali di diritto". In questo quadro la legge approvata dalle Camere il 10 marzo scorso è - secondo le fonti del Quirinale - apparsa rivolta a "tipizzare" l'impedimento legittimo disciplinato dall'art. 420-ter del Codice di procedura penale, che la legge espressamente richiama, in un contesto di leale collaborazione istituzionale tra autorità politica e autorità giudiziaria.
Di Pietro: referendum subito - Ma il sigillo del Quirinale sul testo che solleva il premier e i suoi ministri dall'onere di comparire in giudizio per tutta la durata del mandato, fa subito discutere. Si è detto soddisfatto il ministro Gianfranco Rotondi: "Bene il presidente Napolitano: il legittimo impedimento è un atto di giustizia e non di protervia politica". Opinione non condivisa dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che, annunciando l'immediato referendum, sintetizza: "Cosa fatta capo ha". Ma aggiungendo di non aver intenzione di perdere "neppure un momento a disquisire di chi sia la colpa e, soprattutto, a chi giovi questo provvedimento che riteniamo incostituzionale e immorale".
Pdci: un privilegio, brutta pagina - "E' un privilegio. La controfirma del Presidente della Repubblica non aggiunge e non toglie nulla a questo provvedimento, che rappresenta una brutta pagina di civiltà giuridica e politica per il nostro Paese", afferma Orazio Licandro, della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra.