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MILANO - Dopo tre settimane di intenso dibattito, la maggioranza riesce ad approvare alla Camera il testo sul processo breve e Silvio Berlusconi rinsalda la sua maggioranza. Le «Disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, prescrizione e durata del processo», il provvedimento che di fatto riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati non ancora colpiti da una sentenza di primo grado e che all'ultimo minuti ha cambiato nome grazie a un emendamento del relatore Maurizio Paniz, passa a Montecitorio con 314 voti a favore e 296 contrari su 610 votanti.
PROTESTANO IDV E POPOLO VIOLA - L'opposizione ha votato con la Costituzione in mano il suo «no» al testo sulla prescrizione breve. Al momento del voto infatti, i deputati del Pd e IdV, in piedi hanno esposto il testo della Carta. A voto concluso poi i deputati dipietristi hanno innalzato dei cartelli con scritte «Rogo Thyssen, nessuna giustizia»; «Crac Parmalat, nessuna giustizia»; «Santa Rita, nessuna giustizia». «Il governo nella coscienza degli italiani ha fatto un passo verso l'abisso - ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani -. Ora sta a noi far comprendere la vergogna di questo provvedimento che dimostra l'assoluto disprezzo verso i problemi veri del paese». E mentre andava in scena anche l'ultimo atto per l'approvazione alla Camera , in piazza Montecitorio infuriava la protesta del popolo viola e dei familiari delle vittime di Viareggio e L'Aquila. «Così ci negate la giustizia» è stato per tutto il pomeriggio lo slogan dei manifestanti. L'onda lunga del dissenso finisce per travolgere la deputata Daniela Santanchè, che viene apostrofata dai manifestanti con parole dure ed invitata a dimettersi. Anche Bossi è stato contestato: «Venduto, venduto» gli ha gridato la folla dopo il voto in Aula.
GLI ARTICOLI 3 E 4 - L'articolo 3 del testo approvato, modificato da un emendamento del relatore Paniz riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati passando da un quarto a un sesto della pena edittale. Si applica ai processi che non sono ancora giunti a sentenza di primo grado. Non riguarda i reati di grave allarme sociale: terrorismo e mafia, ad esempio. Contro questa norma hanno tuonato le opposizioni, sostenendo che è l'ennesima legge ad personam applicabile al processo Mills, in cui è imputato il premier. In Aula passa anche l'articolo 4, quello sulla «durata ragionevole del processo» e sull'«obbligo di segnalazione» L'articolo, anche questo riformulato dal relatore Paniz, prevede che il capo dell'ufficio giudiziario segnalerà al ministro della Giustizia e al Csm le toghe che "sforano" i tempi del processo stabiliti dalla legge: tre anni in primo grado, due anni in appello, e un anno e 6 mesi in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di 10 anni. SCRUTINIO SEGRETO - Alla Camera la maggioranza ha superato anche la prova del voto segreto chiesto e concesso su un emendamento dell'Idv, ottenendo 316 preferenze, e dunque sei voti in più rispetto alla quota massima di 310 ottenuta durante le votazioni a scrutinio palese. Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha parlato di «opposizione ridicolizzata». «Sui miei deputati metto non una mano sul fuoco, ma tutte e due» ha replicato Dario Franceschini, capogruppo del Pd. «Sono in sei - ha aggiunto - ad aver votato con la maggioranza. Sui deputati del Pd non ho dubbi. Chi sia stato lo si capisce, ma io non sono sleale da attribuire ad altri questo voto». ATTACCHI A FINI - Dopo la seduta notturna di martedì, polemiche e ostruzionismo hanno tenuto banco anche durante la seduta di mercoledì mattina. Il Pd, con Roberto Giachetti, ha duramente attaccato il presidente della Camera Gianfranco Fini definendolo «il peggiore presidente per l'opposizione» per via delle sue decisioni sui tempi a disposizione della minoranza. Subito dopo l'attacco di Giachetti, è intervenuto Pier Ferdinando Casini a difesa del leader di Montecitorio: «Inaccettabile». In serata poi le scuse dello stesso Giachetti al presidente della Camera. APPELLO CEI - In queste ultime ore di schermaglie alla Camera, dai vescovi italiani è arrivato l'appello a una «maggiore serenità». «Al di sopra di tutto ci deve essere il desiderio e la meta concreta del bene comune - ha spiegato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei - che è fatto di tanti aspetti che devono essere affrontati in un clima di maggiore serenità. Altrimenti - ha concluso il cardinale - non si va da nessuna parte». |