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Blog :: Internet

 Google spiata dalla Cina usando un buco di Explorer


Autore : Sylfaen
Categoria : Internet
Domenica, 14 Marzo 2010 - 13:55

Google e Cina, i problemi

Google e Cina ai ferri corti: il colosso americano accusa le autorità cinesi di aver violato i propri sistemi e si sospetta anche il possibile accesso a materiale riservato. Inoltre, e questo è accertato, gli attacchi parrebbero indirizzati oltre che a Google anche ad alcuni attivisti per i diritti umani: gli account email di quest'ultimi sarebbero stati violati.

Gli attacchi non hanno però coinvolto solo Google: le società interessate sarebbero una ventina, impegnate non solo nel settore IT ma anche nella chimica, nella comunicazione e nella finanza. Sul blog ufficiale della società è stato riportato un testo indirizzato da David Drummond - SVP, Corporate Development and Chief Legal Officer - alle autorità cinesi. Qui di seguito lo riportiamo integralmente.

"Come molte altre organizzazioni ci troviamo regolarmente ad affrontare attacchi informatici di diversa gravità. A metà dicembre abbiamo identificato un attacco mirato e altamente sofisticato proveniente dalla Cina contro la nostra infrastruttura, che ha provocato furto di proprietà intellettuale ai danni di Google. Ciò che inizialmente poteva sembrare un semplice, seppur significativo, incidente di sicurezza, si è rivelato qualcosa di molto diverso.

Innanzitutto, Google non è stata l'unica società a subire l'attacco. Dalle nostre indagini è emerso che almeno altre venti grandi società operanti in diversi settori - Internet, servizi finanziari, tecnologia, comunicazione e chimica - sono state colpite in modo simile. Al momento stiamo informando tali società e stiamo collaborando con le autorità competenti negli Stati Uniti.

In secondo luogo, abbiamo prove sufficienti per ritenere che l'obiettivo principale dell'attacco fosse quello di accedere agli account Gmail di attivisti cinesi per i diritti umani. In base a quanto emerso finora dalle indagini, riteniamo che l'attacco non abbia raggiunto il proprio obiettivo. Apparentemente, soltanto due account Gmail sono stati violati, e l'attività illecita si è limitata al rilevamento delle informazioni sull'account (come la data di creazione) e degli oggetti delle email, ma non del loro contenuto.

Terzo, nel corso delle indagini, ma indipendentemente dall'attacco a Google, abbiamo scoperto che decine di account Gmail negli Stati Uniti, in Cina e in Europa, appartenenti a sostenitori dei diritti umani, sono stati ripetutamente violati. L'accesso illecito non è avvenuto a causa di una violazione dei sistemi di sicurezza di Google, ma con tutta probabilità attraverso pratiche di phishing o malware infiltrato sui computer degli utenti.

Le informazioni raccolte a seguito dell'attacco ci hanno consentito di introdurre subito miglioramenti alla nostra architettura e infrastruttura informatica al fine di rafforzare la sicurezza per Google e i nostri utenti. Ai singoli utenti consigliamo di utilizzare programmi antivirus e antispyware affidabili, installare le patch di sicurezza per i sistemi operativi e aggiornare i browser in uso. Raccomandiamo di prestare sempre attenzione prima di fare clic sui link presenti all'interno di chat ed email, o quando un sito web richiede di fornire dati personali quali le proprie password. Potete leggere i nostri consigli sulla sicurezza informatica in questo post. Per saperne di più su questo tipo di attacchi informatici, vi invito a leggere questo rapporto (PDF) del Governo degli Stati Uniti, il blog di Nart Villeneuve e questa presentazione sulla rete di spionaggio GhostNet.

Abbiamo preso la decisione di condividere pubblicamente le informazioni su questi attacchi non solo per via delle implicazioni per la sicurezza e i diritti umani emerse dalle indagini, ma anche perché questo ci porta dritti al cuore di un dibattito globale molto più ampio sulla libertà di parola. Negli ultimi vent'anni, i programmi di riforma economica adottati dalla Cina e il talento imprenditoriale dei suoi cittadini hanno sottratto alla miseria centinaia di milioni di persone. Non vi è dubbio che oggi questa grande nazione rivesta un'importanza centrale per il progresso e lo sviluppo economico mondiale.

Abbiamo inaugurato il dominio Google.cn nel gennaio 2006 nella convinzione che i vantaggi rappresentati da un maggiore accesso alle informazioni per il popolo cinese fossero più importanti del nostro disagio nel dover accettare di censurare alcuni risultati di ricerca. Allora dicemmo chiaramente che "avremmo esaminato in modo scrupoloso le condizioni presenti in Cina, incluse eventuali nuove leggi e restrizioni di altro genere ai nostri servizi. Qualora ci fossimo trovati nella condizione di non poter raggiungere gli obiettivi prefissati, non avremmo avuto esitazioni a riconsiderare il nostro approccio nei confronti della Cina".

I recenti attacchi e il sistema di sorveglianza che hanno rivelato, insieme ai tentativi di limitare ulteriormente la libertà di parola sul Web ripetutisi nel corso dello scorso anno, ci hanno convinto della necessità di riconsiderare l'opportunità di operare in Cina. Abbiamo deciso che non siamo più disposti a continuare a censurare parte dei risultati di ricerca sul dominio Google.cn, pertanto nelle prossime settimane incontreremo le autorità cinesi per discutere i presupposti per il funzionamento di un motore di ricerca non filtrato nel rispetto della legge, sempre che questo sia possibile. Siamo consapevoli che questa scelta potrebbe comportare la chiusura del dominio Google.cn e potenzialmente dei nostri uffici in Cina.

La decisione di riconsiderare la nostra attività in Cina è stata incredibilmente difficile e sappiamo che potrebbe avere conseguenze molto serie. Teniamo a specificare che la decisione è stata presa dalla dirigenza di Google negli Stati Uniti, senza che i nostri dipendenti in Cina ne fossero a conoscenza o fossero coinvolti nella decisione. A loro va il nostro riconoscimento per aver lavorato con grande dedizione al successo di Google.cn

È nostra intenzione impegnarci in modo responsabile per risolvere i problemi molto seri sollevati da questa vicenda".

 

 

I fatti ad oggi

La risposta delle autorità cinesi non si è fatta attendere. La portavoce governativa Jiangu Yu è di difficile lettura. E' stato infatti sottolineato come le leggi cinesi vietino la realizzazione di cyber attacchi - quasi a negare il coinvolgimento del Governo che invece allungherebbe la mano a Google - ma ha anche aggiunto che per fare business in Cina le società straniere devono rispettare l'ordinamento di leggi vigenti in tale Paese: Companies that do business in China must follow the laws of the land.  Risposta di circostanza? Forse, anche se la vicenda - stando a quanto riportato dal New York Times - potrebbe avere ripercussioni anche sul piano politico nei rapporti tra Cina e USA. L'amministrazione Obama è infatti molto attenta alle problematiche della sicurezza online e della libertà di informazione su Internet.

E' difficile credere che il braccio di ferro possa esaurirsi con uno strappo netto tra le parti o con un rapido cambio di vedute da parte di Google. Probabilmente la soluzione verrà trovata lontana dai canali di comunicazione e porterà a un compromesso, sebbene non sia chiaro a vantaggio di chi.

Ora, tenendo presente che Google è un'azienda orientata a fare business, riassumiamo la situazione e gli attuali elementi dai quali potrebbe scaturire il citato compromesso: il mercato cinese, con i tassi di crescita e le necessità di sviluppo tecnologico, è troppo importante per Google. Rinunciare a una piazza simile sarebbe una scelta molto difficile. Per contro Google deve proteggere le proprie proprietà intellettuali che ovviamente farebbero comodo a molti.

Il Governo Cinese, dal canto suo, perderebbe importanti possibilità se Google decidesse di abbandonare le attività nel Paese, infatti questa sarebbe la più probabile conseguenza se il contenzioso non dovesse risolversi. La situazione non è certo chiara e vede coinvolto l'ambito politico con quello business e ovviamente gli obiettivi dei due sono ben diversi e distanti. Il tutto potrebbe ulteriormente evolvere se anche le altre società coinvolte dagli attacchi decidessero di procedere. Nel frattempo in rete aumentano i dettagli relativi agli attacchi e alle condizioni che hanno permesso tali operazioni ai danni di Google e non solo.

Secondo gli esperti di iDefense l'attacco a Google sarebbe stato veicolato attraverso la realizzazione di  file PDF in grado di sfruttare una vulnerabilità di Acrobat Reader. Questa teoria viene però smentita da McAfee secondo cui alla base dell'operazione Aurora - questo il nome dato al fenomeno di attacchi provenienti dalla Cina - vi sia una vulnerabilità insita in Internet Explorer.

Microsoft non nasconde le proprie colpe e in un documento descrive la vulnerabilità incriminata. Sulla vicenda è intervenuto lo stesso Steve Ballmer che però tende a stigmatizzare l'accaduto portando Microsoft ben lontana dalle polemiche. La vulnerabilità rilevata verrà trattata come tutte le altre abitualmente risolte dagli sviluppatori Microsoft e al momento non ci sono dettagli che confermerebbero il rilascio straordinario di una patch. L'appuntamento quindi sarebbe per il 9 febbraio prossimo.

Commentando la vicenda di Google Ballmer afferma che Microsoft non cambierà il proprio modo di agire in Cina e per farlo rispetterà le leggi in vigore in tale Paese. Inoltre, pare che il sistema e-mail di Microsoft non abbia subito violazioni. Ballmer ha anche dichiarato come gli attacchi facciano parte della normalità: "Cyberattacks are an unfortunate way of life".

Considerazioni

Internet nasce come uno strumento libero, capace di unire persone a decine di migliaia di chilometri di distanza e permettendone lo scambio reciproco di informazioni di diversa natura. Il problema Cina-Google ci offre lo spunto per tracciare ipotetici scenari nel panorama web, attualmente ancora privo di grandi regole universalmente riconosciute.

Avendo vissuto in prima persona il fenomeno internet si tende a non rendersene conto, ma si tratta di una vera rivoluzione culturale (nel caso della Repubblica Popolare Cinese, la seconda con cui ha a che fare nella sua storia). Una rete trasversale, che percorre ogni parte del globo infrangendo barriere linguistiche, culturali e religiose, trascinando con sé la voglia di esporre le proprie idee e convinzioni in maniera più esplicita, forti di un pubblico potenziale enormemente più ampio rispetto a qualsiasi altro media.

Una libertà che però si scontra con la politica di molti paesi sovrani un po' in tutto il mondo, che si trovano alle prese con qualcosa che è esploso in maniera anche imprevedibile, sul quale non è possibile esercitare un controllo assoluto.

Le sfide per il futuro di internet passano proprio attraverso la mediazione fra una regolamentazione più rigida e la possibilità di garantire che ogni voce possa esprimersi, a patto di rientrare nei limiti di legge. Ed è proprio qui che i problemi si fanno più spinosi. Ciò che è lecito in Italia può non esserlo nella Repubblica Popolare Cinese o in qualsiasi altro paese, andando a creare una empasse giuridico-legislativa quasi impossibile da districare, anche per la dislocazione fisica dei server e delle sedi legali dei siti web.

La questione cinese, per Google & Co., è a nostro avviso solo un'avvisaglia di quello che potrebbe succedere negli anni a venire. In maniera più o meno lecita, ci saranno sempre governi, enti o anche singoli che si faranno carico di porre il bavaglio alle voci scomode, adattando il proprio codice penale in base alle esigenze. Una voglia di controllo che spesso è figlia dell'impossibilità di conoscere tutti i contenuti, imposta quasi in via cautelativa. La sfida sarà proprio questa: si riuscirà a mantenere il web libero, pur limato dagli angoli di Far-West che ad oggi esistono e sono numerosi, oppure si andrà verso una regolamentazione sempre più rigida, che ci farà dimenticare il cyberspazio che oggi conosciamo?

 

fonte: hwupgrade

 

 


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